Un libro per raccontare le montagne che ama e che sente casa, ma anche per celebrare un legame unico e irripetibile e per far riflettere sui legami tra mondo umano e mondo naturale: quando, trent’anni fa, Alberto Marino ha iniziato a scrivere il suo primo romanzo, non si aspettava di certo che dovesse passare tanto tempo per terminarlo. Né che lo slancio per rimettere mano al suo progetto di scrittura gli sarebbe venuto da una volpe. È nato così “Bonnie. La volpe che viaggiava nel tempo”: un racconto fantastico, una fiaba per grandi e piccoli, una riflessione ambientale, ma soprattutto un testamento d’amore per il suo territorio, la Valle Argentina ligure.
«Questo libro racchiude in sé tante cose a cui tengo» spiega Alberto «La mia storia personale, il mio legame con queste montagne, il ricordo di Bonnie… Avevo il desiderio di dare forma a questo bisogno di raccontare un luogo e tutte le cose, persone, usanze e animali che vi fanno parte».
Dall’artigianato alla scrittura
Ma facciamo un passo indietro. Siamo nell’alta Valle Argentina, nel Ponente ligure, vicinissimi al confine con la Francia: terre di paesi arroccati, questa, e di montagne che hanno subito il graduale abbandono demografico tipico di tante nostre vallate. Ma, nello specifico, questa è anche una zona di usi antichi e di fortissime identità. Alberto Marino – con il suo carattere schivo e la naturale predisposizione a sentirsi a suo agio nei luoghi poco battuti – abita infatti con la moglie Monica Garzo a Realdo, minuscola borgata che fa parte della Terra Brigasca, area a cavallo tra Liguria, Piemonte e Francia che ha mantenuto una sua lingua specifica e tratti identitari molto diversi dai territori circostanti, legati alla tradizione pastorale sviluppatasi attorno alle pendici del Monte Saccarello.
Nato a Genova sessantaquattro anni fa, Alberto ha frequentato il territorio fin da bambino, perché la madre era originaria del paese di Triora (a cui Realdo afferisce come frazione): anche la moglie Monica era legata per famiglia al piccolo borgo, e così la loro vita si è svolta per decenni a cavallo tra la bassa e l’alta valle, dove la coppia si è dedicata alla ristorazione, al commercio e poi all’artigianato: «Ho fatto il cuoco per molti anni» spiega Alberto «Io e Monica gestivamo infatti un ristorante proprio qui, a Realdo. Poi le cose sono cambiate, e successivamente abbiamo cominciato ad avvicinarci al mondo della lavorazione dell’ardesia, realizzando oggetti di design e di arredamento con questo materiale molto caratteristico del territorio».
E la scrittura?, gli chiedo. Come si inserisce la scrittura in questo percorso eclettico e variegato? «A incoraggiarmi verso la scrittura era stato un amico insegnante, secondo il quale avevo molta immaginazione» racconta Alberto «E così, dando seguito a questo consiglio, trent’anni fa ho iniziato a buttare giù una storia su cui stavo ragionando da un po’: mi sarebbe infatti piaciuto scrivere un romanzo fantasy e storico ambientato qui, in questo territorio così particolare e legato a vicende oscure… La caccia alle streghe, che a Triora visse a fine Cinquecento un periodo tristemente molto intenso». Tuttavia, come capita a molte cose della vita, il romanzo fu poi accantonato.
«Non era il momento giusto, o forse io non ero ancora pronto… Non lo so. Fatto sta che l’ho chiuso in un cassetto per un sacco di tempo. È stato l’incontro con Bonnie a dare nuovo impulso a questo desiderio».
L’incontro con Bonnie
Ma chi è Bonnie? Bonnie è una volpe. Per la precisione, un cucciolo di volpe ferito – probabilmente dal passaggio di un’automobile – trovato nel 2020 lungo la strada della valle. Il volpacchiotto è stato affidato a Monica e Alberto dai veterinari e dalla forestale. «La volpacchiotta è stata curata e rimessa in sesto, ma non poteva essere reintrodotta in natura» racconta Alberto «Così la forestale ce l’ha affidata ufficialmente, e Bonnie ha iniziato a fare parte della nostra vita». Bonnie vive con Alberto e Monica per due anni, condividendo con loro momenti di gioia, coccole e un affetto impossibile da immaginare prima.
«Questo incontro unico e ravvicinato con un animale selvatico come Bonnie è stato determinante, magico. Ovviamente, abitando in montagna, non era la prima volta che vedevamo delle volpi: ma certo, quando ne accogli una in casa tutto cambia. Il contatto con il mondo naturale assume tutt’altre forme. Quando, due anni dopo, Bonnie è venuta a mancare, è stato un colpo dolorosissimo: ormai faceva parte della nostra famiglia».
Ed è stato proprio il ricordo di questo legame con Bonnie a spingere Alberto a riprendere il suo sogno di scrittura: ha tirato fuori dal cassetto la sua bozza di romanzo e ha ricominciato. Inserendo, in una trama che nel frattempo aveva assunto nuova forma, un personaggio inedito: la volpe.
Riscoprire la montagna con la scrittura
Una volta ritrovato l’impulso per la scrittura, la stesura è stata veloce. “Bonnie. La volpe che viaggiava nel tempo” è nato in pochi mesi, durante i quali Alberto ha lavorato fianco a fianco con la moglie Monica per dare forma definitiva al progetto: lui scriveva e lei trascriveva, insieme hanno riletto e lavorato affiancati da una coach editoriale per sfoltire e limare, la figlia Elisabetta ha disegnato la copertina e infine hanno prodotto le prime copie del romanzo. Un romanzo che – ci tengono a specificare – è in primo luogo un canto d’amore per il proprio territorio, per quelle montagne incomprese e poco conosciute, per le genti che le abitavano ieri e le abitano oggi, e per il mondo naturale di cui sono scrigno.
La storia prende il via nel mondo contemporaneo e segue le vicende dei due protagonisti che salgono in montagna per qualche giorno di relax nella casa avita: ma le cose vanno diversamente, e i due si trovano all’improvviso catapultati qualche secolo indietro, guidati nelle loro peregrinazioni temporali da una volpe in grado di comunicare con loro e di farli viaggiare tra le epoche, per combattere soprusi e riscoprire l’autenticità dei legami e l’importanza della tutela della natura…
«Sono tematiche che mi stanno particolarmente a cuore» spiega Alberto «Forse perché abitando in montagna mi rendo conto di quanto siamo carenti il rispetto e la comprensione rispetto alle terre alte. E parlo dei turisti e dei camminatori della domenica così come di chi magari abita a pochi chilometri di distanza eppure non ha idea degli equilibri di questi luoghi… Scriverne per me significa accendere consapevolezza su queste dinamiche, e farlo usando la chiave della fantasia, dell’immaginazione, della curiosità».
Inoltre, aggiunge l’autore, scrivere di un luogo in cui si vive significa provare a guardarlo con occhi diversi: ciò che magari si dà per scontato, non lo è per il lettore. Da qui, l’esigenza di immedesimarsi, di scavare nella memoria, di trovare le parole giuste, in un percorso che è stato un viaggio e riscoperta anche per lui stesso. «È stato bello vedere che la gente del posto è stata molto incuriosita dal libro» ammette Alberto «Gli abitanti di Realdo e di Triora si sono sentiti coinvolti nelle descrizioni, e tramite le mie parole – così mi hanno detto – hanno notato aspetti a cui non facevano più caso, hanno ritrovato i propri luoghi». Ora l’uomo sta lavorando a un altro romanzo, e ha in programma anche un sequel delle avventure di Bonnie.
«Nella scrittura ho trovato uno spazio di grande soddisfazione» spiega «Ma soprattutto ho trovato un mezzo per raccontare ciò che mi sta a cuore. Spero che i lettori trovino tra le righe i valori che ho voluto trasmettere: il rispetto degli animali e della natura, il valore delle radici, la necessità di schierarsi contro le ingiustizie del mondo e dei propri territori».