martedì , 15 Ottobre 2024

E se la ricerca del “non turistico” fosse paternalistica?

Chiudete gli occhi e pensate all’ultimo luogo “non turistico” che avete visto o visitato. Cosa lo rendeva tale? Cosa significa, oggi, “non turistico”? E quanto, in realtà, quel “non turistico” è esattamente ciò che ci aspettiamo da certi luoghi, e quindi una proiezione nostra e delle nostre aspettative, anziché la capacità di accettare che ciò che per noi è pittoresco, incontaminato, non turistico appunto per altri è carenza di servizi, è fatica, è difficoltà di lavorare e avere prospettive dignitose?

A tutti noi piace l’idea di toccare con mano luoghi puri, wild, i cui abitanti sono ancora “autentici”. Ci piace l’idea di scoprirli e di essere in grado di viverli, capirli, di scoprire luoghi dove tutto resta “com’era” e dove anche noi possiamo sentirci un po’ nostalgici, più puri, più liberi.

Scusate, ma questo è un pensiero colonialista. È lo sguardo di chi viaggia – anche nelle nostre aree interne, anche nelle nostre montagne – per trovare conferme ai suoi desideri, e che si aspetta di trovarle, e se non le trova si scazza. “Eh ma qui non c’è niente”, “Eh ma dovrebbero esserci più servizi per chi viene qui e porta soldi”, “Eh ma…”.

Mi fa pensare a quelle persone che vanno in Africa e si fanno le foto con i guerrieri Masai che hanno allestito lo spettacolo per loro, e si sentono di aver toccato l’Africa vera, e quando vedono i Masai con il cellulare e il GPS storcono il naso, si sentono turlupinati nella loro presunta ricerca di autenticità.

Un po’ come quando si arriva in montagna o nelle aree interne “non turistiche” e si scopre che non sono solo scorcetti instagrammabili e gente col cappello di feltro pronta a offrirti il genepì e massime aforisitiche di vita vissuta davanti a un fuoco scoppiettante, ma anche contraddizioni, strade dissestate, servizi inesistenti, transumanze da fare con i camion e tanti altri aspetti molto poco caratteristici (almeno nella percezione).

Quando si parla di “gestire il turismo nelle aree interne”, bisognerebbe anche chiedersi questo: siamo pronti, al reale “non turistico”? O lo cerchiamo solo come posa, come proiezione, per poi tornare nel nostro mondo comodo a mostrare agli amici foto pittoresche?

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