«C’è una strana energia a Triora». Ripenso a queste parole, pronunciate anni fa da un amico appassionato di esoterismo e alchimia, ogni volta che torno a Triora. E ogni volta mi rendo conto che sono d’accordo con lui, ma per motivi diversi da quelli che poteva pensare lui: seppur ormai “turistizzato” e commercializzato, Triora resta un paese dal grande fascino, dalla geografia complessa e dalla storia ombrosa.
E forse, chissà, la magia del “borgo delle streghe” è proprio questa.
Qualcosa di irrisolto
Triora sta appollaiata come un gufo sulla cima di un cocuzzolo, case grigie su pietra grigia e fasce terrazzate tutt’attorno: circondata com’è da cielo e boschi, con il profilo di vecchie costruzioni e ruderi del castello stagliati contro una natura selvatica e impenetrabile, non è difficile credere che le streghe, quassù, possano esistere ancora. A Triora c’è davvero qualcosa di strano e di irrisolto. Suggestione? Chissà… Senza dubbio la storia antica del paesino ligure ha influito sulla percezione dell’atmosfera che avvolge i carrugi, i vicoli e i porticati delle vecchie abitazioni.
Triora porta su di sé il peso e il fascino di una fama ambigua: quella conferitale dall’importante processo per stregoneria svoltosi tra il 1587 e il 1588, che torturò e condannò a morte diverse donne trioresi e gettò un’ombra di mistero sul paese.
Inserita nel circuito dei Borghi più belli d’Italia e insignita della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, Triora è anche oggi un luogo di strani contrasti: il suo territorio comunale è il più ampio della provincia imperiese (quasi 70 chilometri quadrati), eppure vi sono meno di quattrocento abitanti. Suddiviso in frazioni – Bregalla, Cetta, Creppo, Goina, Loreto, Monesi, Realdo, Verdeggia e Saccarello – il paese è tuttavia sparuto e semi-deserto, tante case sono vuote e abbandonate e le stradine sono più affollate di gatti (neri) e di erbacce che non di abitanti che pure, qui, troverebbero ciò che molti cercano oggigiorno quando guardano ai monti: suggestione, fascino, paesaggio (e pure, recentemente, “case a un euro”, dal momento che il Comune ha avviato la vendita a cifre simboliche di ruderi sparsi proprio per incentivare il ripopolamento).
Cosa vedere
Non mancano i turisti, ultimamente, grazie soprattutto alla fama di “paese delle streghe”, che ha appiccicato addosso a Triora una sorta di patina un po’ gotica e un po’ horror, a seconda dei casi. E pensare che di cose da vedere, pur senza queste etichette, ce ne sarebbero eccome! Alcuni esempi? Le decorazioni e i sigilli di pietra e ardesia sopra le porte delle vecchie case, oppure i due piccoli ma curatissimi musei: il Museo Etnografico e il MES – Museo Etnostorico della Stregoneria, che occupa due sale dell’importante palazzo Stella. Ma una visita la meritano senza dubbio anche la Cabotina – la località alle spalle del borgo dove, secondo le leggende, le streghe si ritrovavano per condurre i loro riti, e da dove si può percorrere il cosiddetto “sentiero delle streghe”, una bellissima passeggiata nei boschi della valle Argentina – e la chiesetta di San Bernardino: situata poco fuori dal centro abitato, si può visitare chiedendo la chiave al custode del museo Etnografico per godere degli splendidi affreschi risalenti al XV secolo.
![](https://www.montanarium.com/wp-content/uploads/2021/12/P_20190405_173240-1024x768.jpg)
Anche se forse l’unico modo per assaporare davvero il fascino del paese è perdersi: letteralmente, intendo, come abbiamo fatto noi la primissima volta che vi mettemmo piede. Dopo una cena nell’unico ristorante locale (oggi sono diventati due), ci siamo avviati verso il nostro alloggio, convinti a torto di aver imboccato il carrugio giusto… E invece no: in quell’occasione, la suggestione creata dalla combo “racconti di stregoneria” + “fruscio di gatti nell’ombra, scricchiolii di vecchie persiane accostate e luce tremula di pochi lampioni” è stata decisamente d’impatto.
Dopotutto, in quegli androni in passato si sono davvero consumati dolori e sofferenze inimmaginabili e un traccia è senza dubbio rimasta. Si sente.
La stregoneria a Triora
Esistevano davvero le bàgiue – le streghe – a Triora? Davvero adoravano il diavolo alla Cabotina con orge e riti satanici? Davvero avevano provocato la carestia che da due anni imperversava sul borgo? La storiografia si è sbizzarrita nell’analizzare gli accadimenti che hanno portato alla sistematica persecuzione delle “streghe” a Triora tra il 1587 e il 1588, inserendoli sia nel contesto più ampio della caccia alle streghe in Europa sia nelle tensioni tra autorità ecclesiastica e locale sul territorio di Triora.
![](https://www.montanarium.com/wp-content/uploads/2021/12/28072021-IMG_0506-1.jpg)
Moltissime donne – di diverse età e censo – furono incarcerate, torturate e uccise prima che la fobia si placasse: di quelle che erano state imprigionate non si è saputo più nulla ed è bello pensare che possano aver ripreso le proprie vite e le attività di erboriste, curatrici e levatrici altrove. Il processo per stregoneria di Triora fu precedente e persino più cruento degli altri due celeberrimi di Loudon (Francia) e di Salem (America). Una cosa è certa… Quello che nel XVI secolo è sembrata una condanna, nel XXI secolo rappresenta una “benedizione”: gran parte del flusso turistico e degli eventi organizzati riguardano più o meno direttamente le tematiche della stregoneria, del paganesimo e dell’esoterismo…
Una questione che non manca mai di farmi riflettere: è giusto costruire la propria fama turistica su quella che fu una tragedia? Sull’esasperazione della superstizione che portò alla sofferenza di moltissime donne, al sospetto, alla delazione?