Defiscalizzazione e abolizione del numero minimo di studenti per la formazione delle classi: sono questi i due capisaldi delle proposte di legge presentate da Fratelli d’Italia a supporto dei Comuni montani, con l’intento di arginare il calo demografico delle aree interne e contrastare la tendenza allo spopolamento. Le due proposte di legge sono al momento all’esame delle Commissioni parlamentari e ci vorranno un paio di mesi per arrivare al voto definitivo in aula: la palla passerà poi al Cipes (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), che in accordo con le Regioni dovrà definire i criteri per selezionare i comuni montani che potranno beneficiare delle agevolazioni.
Una “zona franca” per i Comuni montani
La prima proposta prevede l’istituzione di una “zona franca montana” a favore di famiglie e imprese che decidono di restare (o di trasferirsi) in zone di montagna e dell’entroterra montano. Nel dettaglio, si prevedono incentivi pari al rimborso del 65% delle spese sostenute dalle attività economiche per il trasferimento e il 20% di contributi a fondo perduto per le spese di ristrutturazione o acquisto di casa in aree montane. Per quelle aziende che invece sono già presenti sul territorio, la proposta prevede l’esenzione totale delle imposte sui redditi e l’esonero dal versamento dei contributi assistenziali e previdenziali, oltre a uno snellimento della burocrazia (ad esempio, eliminando l’obbligo di fatturazione elettronica per chi risiede in aree sprovviste dalla banda larga).
I requisiti previsti dalla proposta di legge per le imprese sono due: l’impegno a mantenere l’impresa (o la residenza) in montagna per almeno dieci anni, e almeno il 50% dei dipendenti residenti nel Comune interessato dalla misura (o in un raggio di meno di 40 chilometri). Sarebbero escluse dalle misure di supporto le aziende operanti in aree in cui il turismo assicura grandi introiti.
Via il numero minimo per le scuole
La seconda proposta di legge riguarda invece la scuola e prevede l’abolizione del numero minimo di studenti per la formazione delle classi. Attualmente il numero minimi di studenti per assicurare la formazione delle classi nelle scuole primarie e secondarie è di 10 alunni: se la proposta dovesse andare in porto, i Comuni montani interessati dalle misure potranno invece tenere aperte le classi pur se non raggiungono il numero minimo di studenti.
La proposta andrebbe così nella direzione di rinforzare il ruolo della scuola su territori marginali e sulle comunità locali, anziché privare ampie aree del presidio scolastico (con conseguenti disagi per alunni e famiglie, costretti a sobbarcarsi lunghi e disagevoli spostamenti).
Comuni montani: i dati di Open Polis
Per comprendere l’importanza di uno sguardo rinnovato sulle comunità dei territori montani e sulle loro istanze, bastano i numeri. Secondo i dati Istat rielaborati da Open Polis, infatti, a una popolazione italiana che è rimasta sostanzialmente stabile dal 2011 a oggi (circa 59 milioni e mezzo di abitanti) fa da contraltare l’aumento del 2,5% degli abitanti delle città e il calo dei residenti nei comuni delle aree interne.
Questo calo, peraltro, va collegato alla distanza dai servizi principali: nelle località in cui servono tra i 27 e i 40 minuti per raggiungere il polo più vicino, il calo si è attestato sull’1,9%, mentre dove servono tra i 40 e i 67 minuti la popolazione si è ridotta del 3,8%. Nei comuni più isolati, invece, dal 2011 a oggi i residenti sono diminuiti del 4,5%.