sabato , 27 Luglio 2024
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Mezzo chilo di rifiuti per ogni chilometro di sentiero. I dati di CleanAlp 2023

Mezzo chilo di rifiuti per ogni chilometro di sentiero alpino: a tanto ammonterebbe la quantità di spazzatura presente sulle Alpi. A dirlo è CleanAlp, il primo studio al mondo a studiare l’inquinamento da plastica e da rifiuti sulle terre alte: durato due anni e ideato e sostenuto da European Research Institute, lo studio scatta una fotografia impietosa che smonta a suon di fazzoletti sporchi, mozziconi di sigarette e bottigliette di plastica la retorica della “montagna incontaminata”.

CleanAlp: lo studio

Partendo dal presupposto che dell’inquinamento da plastica si parla molto rispetto alle aree marine ma poco o nulla rispetto a quelle alpine, il progetto CleanAlp è andato a indagare le aree naturali di alta montagna con 46 escursioni su tutto l’arco alpino, per un totale di 488,08 chilometri percorsi e due anni di analisi dei dati raccolti tramite il metodo della citizen science (attività di ricerca scientifica a cui possono collaborare tutti, sotto le indicazioni e i protocolli forniti dai ricercatori).

Il progetto, ideato da European Research Institute, è stato finanziato da The North Face Explore Fund attraverso EOCA – European Outdoor Conservation Association e ha visto la partecipazione del Parco del Monviso, del Parco Naturale Mont Avic, delle Aree Protette delle Alpi Marittime – Parco Naturale Alpi Marittime e l’AGRAP (Associazione Gestori Rifugi Alpini del Piemonte). Dal Parco Nazionale della Valgrande alla Val Tanaro, dal confine tra Piemonte, Lombardia e Svizzera a quello tra Piemonte, Liguria e Francia, la ricerca ha coinvolto 810 partecipanti volontari e raccolto un totale di 203,815 chilogrammi di rifiuti. Mezzo chilo per ogni chilometro percorso.

Montagne di rifiuti

Il podio del rinvenimento più ricorrente sulle nostre montagne spetta ai fazzoletti di carta (1832 in totale, 3,75 per ogni chilometro), seguiti dai mozziconi di sigarette (1307, cioè 2,67 a chilometro). La tipologia di rifiuti più significativa, tuttavia, è quella delle confezioni per gli alimenti, quindi bottigliette di plastica, carte di caramelle, contenitori per bevande, eccetera: nel complesso, si parla di 2713 pezzi, pari a 5,5 a chilometro.

Il censimento degli oggetti rinvenuti nelle nostre terre alte alpine racconta di un 30% di materiali riconducibili a oltre 40 anni fa e ancora – ovviamente – non degradati. Tra gli altri rifiuti trovati, ci sono stati biancheria intima, pneumatici, assorbenti, lattine, cotton fioc, sacchetti con deiezioni canine, preservativi. Della serie, altro che montagna incontaminata.

La cosa ancora più sconcertante, spiegano i referenti dello studio, è il fatto che in montagna – a differenza di altri ambienti naturali – la prevenzione dell’inquinamento da rifiuti sarebbe più semplice, dal momento che non vi sono correnti che trascinano in vetta anche rifiuti provenienti da altre zone: al contrario, basterebbe semplicemente che ciascuno portasse via i propri rifiuti in un sacchetto, per smaltirli poi a valle. A questo andrebbe unito un percorso di sensibilizzazione ed educazione che coinvolgesse tutte le persone attive sul territorio, dal piccolo commercio locale a chi lavora in quota (pastori, allevatori, rifugisti), oltre che momenti di formazione. Il progetto CleanAlp si è già mosso anche in questo senso.

“Le Alpi sono l’elemento chiave per sviluppo di tutta l’Europa centro-meridionale” ha sottolineato Franco Borgogno, ideatore e coordinatore del progetto CleanAlp “Da secoli forniscono acqua, materie prime, energia, cibo e questo ha favorito lo sviluppo di tutte quelle aree di pianura e collina in cui, più a valle, si sono sviluppate agricoltura di grandissima qualità, industria, città, in Italia, Francia, Germania, Austria, Svizzera e Slovenia; i mutamenti in corso e l’impatto che abbiamo sulle Alpi sono quindi importanti per tutti noi e dobbiamo assolutamente tenerne conto per tutelare noi stessi e il nostro futuro. CleanAlp ha raccolto fondamentali indicazioni per correggere i nostri comportamenti e renderli più sostenibili nelle vallate alpine e montane”.

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