Arrivando a Creppo dal paese di Triora, nell’alta Valle Argentina ligure, pare di capitare in un presepe. La borgata appare all’improvviso da dietro una curva, dopo una strada che si srotola tra le montagne impennate verso la Francia, e le sue case pietrose dai tetti in ciappe d’ardesia se ne stanno lì strette sul pendio, illuminate ora dal sole, ora dalle prime luci che s’accendono verso sera. Ed è qui – in questo piccolo angolo di mondo montano quasi sul confine tra due stati nonché puntino minuscolo sulle mappe a 840 metri d’altitudine, dove da cinquant’anni aveva chiuso anche l’ultima attività commerciale – che da qualche mese è nato Tuttuben, ristorante a chilometro zero e soprattutto scelta di vita e sfida (desideratissima) di ritorno per i suoi giovani proprietari, Andrea Scarella e Isabel Acquarone, rispettivamente 33 e 25 anni, che hanno scelto di tornare a radicarsi in montagna e di lavorare e investire quassù.
[Questo articolo è stato pubblicato su L’Altramontagna il 6 marzo 2024]
Il sogno di tornare in montagna
Creppo è una delle frazioni del comune di Triora (IM), nel Ponente Ligure. Come tanti altri territori dell’entroterra italiano, anche la Valle Argentina negli ultimi decenni è stata terra di abbandono, di “alluvione demografico”, e molte delle borgate che punteggiavano queste montagne ai piedi del Monte Saccarello si sono progressivamente spopolate, svuotandosi di abitanti così come di attività commerciali. A Creppo, l’ultima attività – un’osteria – aveva chiuso nel 1974: ci sono voluti cinquant’anni e due giovani coraggiosi e innamorati del territorio per invertire la tendenza e tornare a scommettere sul piccolo paese. «Aprire un ristorante qui, in alta Valle Argentina, è sempre stato il sogno di Andrea, ne aveva già parlato con il suo migliore amico Michael che abita proprio a Creppo» spiega Isabel. «Ed era da un po’ che entrambi volevamo cambiare vita, tornare ad abitare in montagna e lasciarci alle spalle la città e la sua frenesia».
Il legame di Andrea con Triora e il territorio circostante non è di nascita ma d’elezione: figlio del comandante della guardia forestale di stanza in queste valli, ha abitato nel paese per oltre vent’anni, e anche quando se n’è andato ha continuato a coltivare le amicizie e a immaginare modi per ritornare. Isabel, invece, è originaria di Dolcedo, nella valle del Prino: i due si sono conosciuti a Sanremo, nel ristorante in cui entrambi lavoravano, lui come chef e lei come cameriera. Lui aveva già alle spalle una buona carriera di cucina a Monaco, Arma di Taggia e Sanremo, ma ciononostante continuava a coltivare il suo sogno: un proprio ristorante, nel territorio montano dove si era sentito a casa e dove sentiva ben ancorate le sue radici. «Quando il locale per cui lavoravamo ha cambiato gestione, ci siamo resi conto che quello era il momento giusto per fare il passo» racconta ancora Isabel.
«Era l’occasione per provare a creare qualcosa di nostro, nei luoghi che anche io avevo imparato ad amare, frequentandoli insieme a lui».
Far rivivere un paese
La scelta di Creppo non è stata casuale. Non soltanto qui abitava l’amico più caro di Andrea, ma nella borgata c’era ancora il locale della precedente osteria, già predisposto per un’attività di cucina. «Ovviamente era tutto da sistemare: era rimasto vuoto per oltre cinquant’anni!» raccontano i due ragazzi. «Ma abbiamo deciso di intraprendere la ristrutturazione e lanciarci in questa avventura. A febbraio 2023 abbiamo preso casa a Creppo, ci siamo trasferiti qui e abbiamo affittato il locale per portare avanti i lavori. Tuttuben ha aperto a fine giugno 2023».
Il percorso che ha portato all’avvio dell’attività non è stato facile, ma Andrea e Isabel hanno potuto contare su un aiuto fondamentale: quello del paese, che si è mosso fin dall’inizio per supportare i due giovani e il loro progetto. Ecco allora che Michael li ha aiutati gratis con i lavori di muratura, ecco allora che durante la ristrutturazione le persone passavano a dare una mano, o anche solo a portare il caffè, ecco che le famiglie del posto non hanno mai mancato di farli sentire a casa.
«Il paese ci dice che l’abbiamo fatto rivivere» racconta Isabel. «Anche ora che siamo aperti, non mancano mai di passare a mangiare qualcosa, come fosse un luogo per tutta la comunità. È bellissimo. Tra l’altro, con i suoi ventidue abitanti Creppo è la frazione più popolosa di Triora, nonché la più giovane: vi abita anche una famiglia famiglie con tre bambini piccoli, e questo è un dato che va in controtendenza con quell’idea di “invecchiamento” che tocca tante altre borgate, e che dà molta speranza».
Tuttuben, tra sapori locali e fantasia culinaria
Nel dialetto ligure, Tuttuben significa “tutto bene”: il nome del ristorante è stato scelto in omaggio al papà di Andrea, che era solito usare questa esclamazione, ma anche per sottolineare la natura conviviale del locale e il suo legame con il territorio. «Anche se, a dire il vero, non sappiamo bene come definirci» ride Isabel «Ovviamente cuciniamo utilizzando prodotti locali e a chilometro zero, a cominciare dalle uova che ci porta la vicina di casa. Però non proponiamo la classica cucina ligure: Andrea in cucina fa quello che gli pare, crea, cambia menù ogni settimana altrimenti si annoia. Cerchiamo di coniugare la tradizione con la creatività».
Il ristorante, che ha un totale di venticinque posti, è aperto in inverno nei weekend e in estate tutti i giorni a pranzo e a cena, a esclusione del lunedì sera e del martedì. Della cucina si occupa Andrea e della sala Isabel, e tutta l’attività è portata avanti soltanto da loro due. «Dopo anni passati a lavorare in locali molto più grandi e strutturati, qui è tutto un ridimensionarsi» spiega la ragazza «E talvolta è molto faticoso. Ma è anche uno dei motivi per cui abbiamo scelto di tornare qui: cercavamo una vita più semplice, meno frenetica, più a nostra misura. La città non ci manca».
La scelta di aprire un ristorante in montagna si è inserita per Andrea e Isabel anche in un trend che, dicono, nella Valle Argentina sta iniziando a invertirsi. Da qualche tempo, infatti, ha riaperto anche il bar nella vicina borgata di Realdo, alcune attività stanno tornando, ci sono più giovani che decidono di restare e lavorare sul territorio anziché andarsene.
«C’è stato un periodo in cui quassù non c’era quasi più niente» commentano Andrea e Isabel. «Ma adesso le cose stanno cambiando, e questo è molto bello. Ci piace pensare che anche un ristorante piccolo e semplice come il nostro possa essere un presidio. Un modo per dire che si può fare, e che si può fare insieme, come comunità».