martedì , 22 Ottobre 2024
Uno sguardo su Borniga | Montanarium 2020

Uno sguardo su Borniga

Per arrivare a Borniga bisogna salire. Da Realdo, frazione di Triora, nell’entroterra ligure al confine con la Francia, la strada sale tutta a tornanti. In alternativa, c’è un sentiero tra i boschi di castagno. Una volta giunti lassù, la prima cosa che colpisce è l’ampiezza della veduta: è in alto, questa piccola borgata, e lo sguardo spazia su tutta la Valle Argentina, su fino alla sagoma squadrata del Saccarello.

«Non c’è vista migliore di questa», commenta una donnina.

Non l’avevo vista. E’ minuscola, se ne sta seduta su un terrazzo a rimirare la valle che vira verso l’autunno, con il sole in faccia a trasformarla in una piccola statua d’oro. Indossa un grembiule a fiori. Si chiama Franca, e ha voglia di chiacchierare: non appena mi vede mi fa cenno, mi chiama, mi invita ad avvicinarmi.

La borgata più importante

Borniga è la principale delle borgate di Realdo, i numerosi centri – ora praticamente abbandonati – che ne delineavano la geografia umana e sociale: la maggior parte delle borgate erano infatti abitate in passato soltanto nei mesi estivi, quando i pastori andavano sugli alpeggi con gli animali, mentre in autunno si ritornava alla Ca’ da Roca per i mesi freddi. Borniga sta a 1300 metri di altitudine: sono case in pietra dai tetti in “ciappe” d’ardesia e dai balconi in legno, e tutt’attorno piccoli orti affacciati sulla valle e ciò che resta delle fasce, i terrazzamenti dove fino a qualche decennio fa si coltivava. Oggi le fasce sono state tutte invase dal bosco o dall’erba alta, a triste testimonianza di un progressivo spopolamento.

Eppure è una meraviglia montana, questo minuscolo abitato che anche oggi, come in passato, viene ripopolato solo nei mesi estivi: viene chi ha la seconda casa qui, oppure chi ha comprato e ristrutturato, dopo essersi innamorato della veduta. Sono soprattutto stranieri: inglesi, belgi, tedeschi. Le ristrutturazioni non hanno minato la struttura del borgo, non hanno stravolto l’architettura o imposto forzature moderne. Addirittura, fino al 2020 non arrivava l’acqua corrente quassù: era uno dei principali dissuasori al ripopolamento.

«Non c’è mai stata l’acqua, qui», spiega Franca. «Bisognava andare a prenderla con i secchi».

Franca è nata nel 1945, racconta, a Realdo. Una famiglia semplice, la sua, con giusto un paio di animali: una capra e una mucca, per il latte. Poi però anch’essa, come molti altri, ha dovuto cercare lavoro altrove: è scesa sulla costa, a San Remo, dove per anni ha fatto la cameriera al piano negli hotel della Riviera dei Fiori. Della sua infanzia alpina ricorda la fatica ma anche la bellezza: la stessa bellezza che una volta anziana l’ha riportata qui , a Borniga, a trascorrere alcuni mesi nella casa di famiglia. Le mancava?, le chiedo.

Lei sposta su di me due occhi buoni, semplici, e fa un gran sorriso. «Era una vita dura e povera, quassù. Però eravamo felici».

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