martedì , 15 Ottobre 2024

Alpaca nel paese delle streghe

Un progetto in divenire: così Christian Lanteri ha definito il suo nuovissimo allevamento di alpaca, recentemente aperto nel paese di Triora. Per ora non c’è altro che i suoi primi passi nel mondo di questi simpatici camelidi sudamericani (la fattoria didattica sarà aperta al pubblico solo l’anno prossimo), eppure già numerose persone si sono inerpicate fin quassù – alle spalle del “borgo delle streghe”, dove i cespugli di ginestra selvatica esplodono di giallo carico nei prati incolti e ai bordi delle fasce – per vedere da vicino gli animali. «In verità, non mi aspettavo tutto questo clamore», ci spiega Christian in un italiano gentile, venato di francese. «È stato un caso: alcune foto sono girate sui social e molta gente ha pensato che fosse già possibile vedere gli alpaca. Ma per ora siamo ancora agli inizi: bisognerà aspettare l’anno prossimo perché tutto parta ufficialmente».

Dalle capre agli alpaca

Christian Lanteri è tornato a Triora solo da poco: prima, infatti, lavorava come insegnante di italiano a Montecarlo. Ma le sue radici paterne sono qui, nella Valle Argentina che affonda nelle Alpi Marittime tra la Liguria, la Francia e il Piemonte: ed è qui che è tornato nel momento della pensione, per provare a costruire sui terreni di famiglia un progetto che gli girava in testa da un po’. «Gli animali mi hanno sempre interessato», spiega l’uomo, che già qui aveva un maneggio, mentre ci conduce tra le frasche per raggiungere le stalle degli alpaca. «E mi piaceva l’idea di avvicinarmi ad animali da lana, di provare ad avviare un allevamento di questo tipo. All’inizio, però, lo ammetto, pensavo alle capre cashmere».

E come ci è finito con gli alpaca?, chiediamo noi, un po’ perplessi. Lui ride, alza le spalle, esclama in francese qualcosa che non cogliamo, poi ci spiega. «Stavo studiando le capre cashmere insieme all’allevatore trentino che mi avrebbe venduto i primi animali. Poi, sapete che è successo? Il lupo. Ha fatto una strage, e così l’allevatore mi ha detto: “senti, non ho più le capre, ma che ne dici degli alpaca?”. Non avevo mai pensato agli alpaca prima di quel momento: ma l’idea mi è piaciuta, così sono tornato qui con otto esemplari maschi e un lama».

È una persona timida e pacata, Christian, e non vuole sembrare più di ciò che è. Ci spiega che in quei primi mesi il grosso del lavoro è stato imparare a conoscere i buffi e schivi animali sudamericani: ha frequentato workshop sulla gestione della tosa e della lana, ha approfondito le abitudini, le necessità e le problematiche veterinarie degli alpaca e ha provveduto alla costruzione delle stalle. «Più ne imparavo, più pensavo di aver fatto una stupidaggine», ammette Christian. «Come con ogni essere vivente, ci sono un sacco di cose che potrebbero andare storte e questo all’inizio mi metteva un po’ di ansia. Poi, man mano, ho iniziato a conoscerli, capirli. E come si fa a non amarli?».

Lana e fattoria didattica

Gli otto alpaca (sei di razza huacaya, due di razza suri) stanno brucando alla fine di una fascia, e otto testoline lanuginose e cotonate – in tinte che vanno dal bianco panna al marrone al nero – ci fissano sospettose e curiose mentre ci avviciniamo. Nel frattempo Christian ci spiega il suo progetto: da un lato, l’utilizzo della lana per preparazioni tessili. La fibra di alpaca è pregiata, caldissima, morbida: «e per fortuna li vedete ora, che hanno il pelo abbastanza lungo. Appena tosati sono buffissimi, ma non molto carini…». Dall’altro, gli alpaca come fattoria didattica: con la loro indole paciosa e il loro aspetto morbido e simpatico, sono perfetti per avvicinare i bambini al mondo degli animali e per pensare a progetti di pet therapy. Per farcene accarezzare uno, lo afferra con fermezza dal lungo collo: l’animale ci studia a lungo, non troppo convinto, dai grandi e liquidi occhi castani. Lo accarezziamo senza forzarlo, e appena Christian lo lascia andare, lui corre a unirsi ai suoi compari.

«Gli allevamenti di alpaca si stanno diffondendo parecchio in Italia: è vero, non sono animali autoctoni, ma si adattano bene perché il loro ambiente originario è praticamente uguale a quello alpino. Sono animali gentili, puliti, poco invadenti, che danno un’ottima lana e offrono la possibilità di vivere un territorio in modo diverso». Christian fa un largo sorriso e il suo sguardo spazia tutt’attorno, sui tetti di Triora, sui pendii che sovrastano il piccolo paese e sullo splendido panorama che si gode da quassù.

«Mi piacerebbe che gli alpaca diventassero un modo per conoscere meglio questo territorio, per apprezzarlo con calma, a fianco di animali tranquilli e piacevoli. Un modo lento per vivere questa splendida valle, in cui sono felice di essere tornato».

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