martedì , 15 Ottobre 2024
antica locanda roncaglia

I sapori della valle nell’antica contrada

Chiudete gli occhi e immaginate una conca di prati baciata dal sole e orlata dal bosco. Immaginate un panorama ampio e ondulato, e case in pietra e legno sparse qua e là nel paesaggio, immerse nel profumo dei fiori di campo e nei rumori caratteristici della media montagna: il rombo lontano di un trattore, il cioccare lento e solenne dei campanacci delle vacche, il fruscio del vento tra gli alberi. Ora immaginate che in questo quadro ameno ci sia anche una locanda: un angolino di tradizione e rusticità accoccolato come un gatto sul pendio, capace di accogliere visitatori, escursionisti e valligiani per pranzi e cene all’insegna delle radici culinarie del territorio e, soprattutto, all’insegna della calda familiarità di chi vive la cucina come un’occasione per unire, conoscere, condividere.

Ecco, questo posto esiste davvero: si chiama Antica Locanda Roncaglia e per trovarlo bisogna salire in Valle Imagna, in provincia di Bergamo, fino a giungere nel luogo che Sara e Roberto hanno trasformato in un piccolo paradiso di sapori formato montagna e territorio.

Antica Locanda Roncaglia: un luogo con un’anima

Iniziamo dicendo che l’anima della Locanda Roncaglia la si percepisce subito, sulla pelle, non appena si arriva all’antica contrada nel quale essa sorge, e alla quale ha contribuito a (ri)dare vita. E’ qualcosa che ha a che fare con la passione che si sente vibrare nelle pietre dell’edificio prima ancora di varcarne l’ingresso e affacciarsi sullo spiazzo erboso custodito tra i vecchi muri. Ma ha anche a che fare con l’impressione immediata di essere bene accolti, di potersi mettere comodi.

Appena siamo entrati, noi siamo stati accolti dalla voce di Sara che – terminato il servizio del pranzo – canticchiava mentre sistemava la sala. “Oh, eccovi!” ha esclamato quando ci ha sentiti, allungando la testa fuori dalla finestra. “Entrate, entrate! Vi stavo aspettando. La volete una fetta di Sacher? Fatta in casa, ovviamente!”.

Insieme all’amico e socio Roberto Facchinetti (“Non quello dei Pooh!”, ride), Sara Gandolfi è il cuore pulsante della Locanda Roncaglia: sono loro ad aver avviato questo progetto di ristorazione e accoglienza nel cuore della vecchia contrada Roncaglia, nel paese di Corna Imagna (BG), ormai dieci anni fa, e sono loro a tenerlo vivo e vegeto ogni giorno. Proponendo le ricette del territorio, riscoprendo e valorizzando i sapori popolari e contadini, ma anche creando un luogo che riverberi di antiche vibrazioni, di accoglienza e familiarità, di rusticità e allegria.

Storia di una contrada contadina

La Locanda Roncaglia sorge in quella che per secoli è stata una semplice contrada contadina, il cui nome era – appunto – Roncaglia.. Si trattava di una delle tante contrade di Corna Imagna, paese prealpino dell’omonima valle sito ai piedi del Resegone. Terra di pastori, di boscaioli e di allevatori, la Valle Imagna in generale e Corna Imagna in particolare hanno storicamente visto le proprie genti vivere di ciò che la natura forniva loro: vite semplici, prettamente montane, che scorrevano silenti in mille rigagnoli al fianco del fiume della storia.

Ma, come è capitato nel corso dell’ultimo secolo a moltissimi altri paesi alpini e appenninici, anche Corna Imagna subì il fenomeno dell’emigrazione e dello spopolamento: la valle andò perdendo progressivamente la sua popolazione, che emigrò in Svizzera, in Francia, talvolta in America o in Australia, o che semplicemente scese a valle alla ricerca di una vita meno dura. Questo portò allo svuotamento e all’abbandono di intere contrade, e fu questo il destino anche della contrada Roncaglia.

Non fosse che l’associazione Centro Studi Valle Imagna, da anni attiva per salvaguardare e promuovere il patrimonio materiale e immateriale della valle, ha pensato che era troppo caratteristica per andare persa: così ha promosso un importante intervento di ristrutturazione degli edifici della contrada, mantenendone intatta conformazione e tipicità delle strutture (non da ultimo il tetto in piöde, cioè costruito secondo l’antica arte locale di sovrapposizione di lastre di pietre a secco per la copertura degli edifici). Grazie all’intervento del Centro Studi, la contrada oggi accoglie la Locanda Roncaglia, alcune stanze e una sala lettura con materiale e pubblicazioni d’archivio sulla storia a cultura locale, aperti alla consultazione.

Sapori, tradizioni e gusto alla Locanda Roncaglia

“Io e Roberto siamo amici da una vita” racconta Sara “Ed era da parecchio tempo che pensavamo di aprire una struttura insieme… Qualcosa che riflettesse chi siamo, e la nostra idea di cucina e di accoglienza”. Chef professionista lui ed educatrice lei dall’animo espansivo lei, i due cercavano una location ideale per il proprio progetto, ma pareva che non ci fosse niente di adatto. Finché, un giorno, una conoscenza segnala loro questa opportunità: il Centro Studi Valle Imagna aveva appena ristrutturato la contrada Roncaglia e cercava qualcuno che ne gestisse la locanda. Questo, dieci anni fa.

Detto fatto: il posto era perfetto, rustico quanto bastava e alla mano. Esattamente quello che stavano cercando: “Non volevamo un posto fighetto. Cercavamo proprio un luogo come questo, ancorato alla terra, casalingo, alla mano. Volevamo aprire una locanda dove i clienti potessero sentirsi a casa, comodi come a un pasto in famiglia. Ed è questo lo spirito che, negli ultimi dieci anni, abbiamo cercato di infondere a questo posto”.

A cominciare dai sapori: il mago della cucina è Robi, è lui a inventare i ripieni usando ingredienti stagionali ed erbe selvatiche del territorio, è lui a pensare agli abbinamenti delle carni e dei sughi, è lui a produrre i liquori e gli amari della casa, distillati della natura prealpina della valle Imagna. Sara, dal canto suo, si occupa della stesura della pasta e soprattutto della gestione della sala: esuberante e allegra, è la regina dell’ospitalità, e il vero motivo – insieme, ovviamente, alla bontà delle ricette – per cui la gente torna sempre volentieri alla Locanda Roncaglia.

Non che sia sempre stato tutto facile, spiega Sara. Lei, ad esempio, non è originaria del territorio e all’inizio si è sentita “studiata” con un po’ di diffidenza: soprattutto, non capiva il dialetto locale e – racconta ridendo – le è capitato talvolta di prendere per insulto ciò che non lo era. Niente di grave, comunque: secondo lei, scegliere di lavorare in un territorio montano significa accettare di farsi conoscere, di farsi misurare da chi quel territorio lo abita da sempre. Apertura, umiltà, trasparenza e voglia di mettersi in gioco sono gli ingredienti giusti per superare le diffidenze iniziali ed entrare nel cuore della gente del luogo.

“Abbiamo aperto il 7 luglio 2013 e quest’anno abbiamo festeggiato il nostro decimo compleanno” racconta ancora Sara. “Mantenendo sempre vivo lo spirito che ci contraddistingue fin dall’inizio, e che penso sia anche lo spirito del territorio che ci accoglie: non siamo un fast food, non vogliamo spremere il locale per ottenere più coperti possibile e fare grandissimi numeri: abbiamo sempre voluto rispondere a un’esigenza di calma, di convivialità, di decontrazione all’insegna del mangiare bene e dello stare bene insieme. All’insegna anche di una cucina che parlasse del luogo in cui è collocata”.

Chi viene qui, in montagna, non lo fa per cercare i medesimi ritmi che ci sono altrove ma perché desidera altro, vuole assaporare altro. Nel cibo e nell’approccio. E quando chi viene qui mi dice che si è sentito come a casa, ecco, allora so che stiamo lavorando bene”.

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