Le donne delle reti di Monte Isola

Nell’isola lacustre che svetta ripida al centro del Lago d’Iseo, tra le province di Brescia e Bergamo, la tradizione montana si intreccia con quella legata all’acqua: qui, infatti, nei secoli scorsi si era sviluppata una fiorente e radicata tradizione di reti da pesca, attività tutta al femminile che a suon di intrecci sull’uscio di casa creava reti pescose e resistenti, ambitissime dai retifici locali

Un’attività tutta femminile

Ad accogliermi non appena metto piede nel Museo della Rete, nel porto di Siviano, è un naèt, una tipica barca in legno del lago d’Iseo utilizzata per pescare: occupa la posizione d’onore nella piccola stanza, assieme a una selezione di reti e attrezzi da pesca. Alle pareti invece sono appese fotografie d’epoca, testimonianza in bianco e nero dei tempi in cui Monte Isola era zona d’avanguardia per la produzione di reti da pesca e da caccia.

“La fabbricazione delle reti è una cultura radicatissima a Monte Isola”, spiega Fiorello Furla, titolare del retificio storico La Rete, ideatore di questo spazio espositivo e sindaco di Monte Isola. “Tant’è che qui la nascita di una figlia femmina era considerata una benedizione: erano infatti le donne, e le bambine già da piccole, a intrecciare le reti mentre gli uomini erano a pesca, con grande vantaggio delle economie familiari”.

L’isola delle reti

L’attività artigiana, svolta per conto dei retifici locali che facevano lavorare a cottimo le donne delle borgate, era occasione non solo di lavoro ma anche di aggregazione: si lavorava in gruppo, sull’uscio di casa, utilizzando fibre naturali quali cotone o canapa per realizzare reti che erano ovunque apprezzatissime, perché resistenti e molto pescose. Dopotutto, erano intrecciate da gente di lago e di montagna, abituata a trarre dallo specchio d’acqua e dai suoi capricci tutto il proprio sostentamento.

Di questa tradizione, oggi, a Monte Isola sono rimaste soprattutto due cose: l’eco della memoria e l’innovazione, e infatti i due retifici attualmente presenti sull’isola producono oggi ottime reti per i cantieri e per lo sport.

Monte Isola oggi

Oltre ai due retifici e ad alcune realtà di lavorazione del legno (per la produzione dei naèt), il grosso dell’economia locale dell’isola gravita invece attorno ad alcune pregiate produzioni gastronomiche (come l’olio extravergine di oliva, il salame tipico e il pesce di lago) e al turismo, che dopo il 2016 – anno della celeberrima installazione The Floating Piers di Christo – ha vissuto un vero e proprio boom di riscoperta, con la nascita di numerosi B&B e affittacamere.

Un bene? Non necessariamente, visto che, come racconta Giovanna Archini, che con la sorella Monica coltiva piccoli frutti e produce olio, “Vivere su Monte Isola è bellissimo, ma non è facile. È un luogo magico e tranquillo, ma di servizi ce ne sono pochi, per il lavoro e per la spesa bisogna andare sulla terraferma e il divieto all’uso dell’auto sull’isola si traduce quasi sempre in grande in scomodità logistica per chi ci abita e lavora… Certo, per i turisti è un paradiso. Ma è anche un’isola abitata e vissuta tutto l’anno. Speriamo che si continui a tenere conto anche di questo”.

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