martedì , 15 Ottobre 2024

La storia di Solea, la “biblioteca sul crinale”

Quando Barbara Cassioli arriva a Monteacuto delle Alpi, nell’Appennino bolognese, ancora non sa che diventerà la sua casa d’elezione e che qui insieme ad altre persone aprirà una biblioteca in quota di nome Solea, né che essa diventerà in un certo senso uno dei cuori pulsanti della vallata. Sa, però, che sul territorio ci sono già altre persone che si sono avvicinate a queste terre alte d’Appennino pur avendo origini urbane, esattamente come lei: gente per cui il territorio attorno questa pietrosa frazione di Lizzano in Belvedere, raggrumata sulla cresta di un crinale boscoso ai piedi del Corno alle Scale, è diventato luogo di arrivanza, di cambio vita, di scelta consapevole di ritmi meno frenetici. E sa che anche lei stessa sta cercando di costruire proprio questo: un’idea di comunità e di paese, di montagna che non solo si faccia casa, ma diventi anche incubatrice di progetti culturali e nuove proposte di aggregazione.

[Questo articolo è stato pubblicato su L’Altramontagna il 29 febbraio 2024]

Cultura anche per chi abita la montagna

«Solea nasce dalla convinzione che la cultura non debba essere appannaggio solo dei centri urbani» spiega Barbara, 37 anni e un’energia straripante di idee ed entusiasmo contagioso. «Ci piace pensare che la gente possa venire in montagna e nei paesi interni anche grazie ai libri, e che si possa costruire un nuovo modo di vivere le terre alte, superando il solito bipolarismo del turismo, per cui o ci sono cose per turisti e sciatori, oppure non c’è niente. E chi ci abita tutto l’anno, invece? Non ha forse diritto a poter leggere comodamente un buon libro, ad avere spazi di aggregazione all’insegna della cultura?».

Oggi a gestire la biblioteca di Monteacuto e gli eventi ad essa connessi è la neonata associazione “Solea la Biblioteca sul Crinale”, fondata da una decina di persone tra cui tre giovani donne “nuove montanare”, cioè Barbara CassioliAnna Ambrosi e Monica Ferrarin, che pur con storie e lavori diversi sono accomunate da tre cose soprattutto: l’amore per l’Appennino bolognese, la scelta di restarvi a vivere, e il desiderio di prendersene cura tutto l’anno, costruendo reti e comunità a partire (anche) dai libri.

Storie di arrivanza attorno ai libri

Anna Ambrosi, antropologa di formazione e attivista per le questioni di genere, è stata la prima del trio ad arrivare a Monteacuto delle Alpi. L’iniziale mese di vacanza si è trasformato in una scelta di residenza pressoché permanente, e così ha iniziato pian piano a conoscere il territorio e la gente che lo abitava: non solo anziani di sangue e appartenenza radicatamente montanara (a Monteacuto in inverno ci sono dodici residenti), ma anche la comunità variegata di persone da tutta Italia ed Europa che aveva scelto la Valle del Silla e le pendici del Corno alle Scale come casa. Tra di esse c’erano anche Mark e Cristina, una coppia toscana che aveva preso in gestione informale un piccolo spazio di bookcrossing: una stanzetta in cui chiunque poteva prendere e lasciare qualche libro, e che i due tenevano aperta al pomeriggio durante l’estate al servizio di villeggianti ed escursionisti di passaggio.

Grande appassionata di libri, Anna ha pensato bene di coinvolgere nell’idea che pian piano andava prendendo forma anche Barbara Cassioli, che in quel periodo non abitava ancora nella borgata ma da un po’ bazzicava il territorio valligiano. «Sono salita a Monteacuto delle Alpi nell’estate 2022» racconta Barbara. «Il mio doveva essere un agosto di osservazione, diciamola così, ma poi anche io mi sono fermata… Anche grazie al progetto di Solea, che iniziava a prendere forma per raccogliere il testimone del bookcrossing e farlo diventare un progetto stabile, non stagionale. Il fatto che in tarda estate chiudesse i battenti, infatti, ci sembrava una perdita infinita di potenziale, oltre che un torto per le persone che in paese ci restavano ad abitare anche nei mesi invernali: possibile che tutto dovesse sempre essere rivolto solo al turismo?».

Una soglia tra mondi, tra la montagna abitata e il bosco

Detto fatto: il primo passo sono le pulizie e la cernita del materiale. Negli anni, infatti, la minuscola stanza della canonica di Monteacuto si era riempita di libri e di volumi che giacevano lì impolverati e rovinati dall’umidità. Tra nubi di polvere e pomeriggi interi trascorsi tra vecchie carte e vecchi romanzi d’appendice impilati in ogni anfratto, tra le scoperte di volumi di pregio e i primi contatti con le case editrici preferite per chiedere un supporto di materiale, intanto il progetto inizia a prendere forma, e il nome stesso ne è portavoce: la biblioteca si chiamerà Solea, cioè soglia in latino, perché «i libri sono una soglia tra mondi e un modo per viaggiare» spiega Barbara. «Monteacuto stesso è un po’ una soglia tra la montagna abitata e il bosco, e ci piaceva l’idea che la biblioteca rappresentasse un punto di contatto e incontro tra abitanti del territorio, villeggianti, gente di passaggio. Insomma un presidio culturale in montagna, attivo tutto l’anno».

Il secondo passo per lo sviluppo di Solea, invece, è il coinvolgimento di Monica Ferrarin, anch’essa anima di arrivanza che un paio di anni prima si era trasferita da Verona a Vidiciatico, altra frazione di Lizzano in Belvedere: «Degli Appennini bolognesi mi piaceva tutto, il paesaggio, il paese…» racconta Monica, entusiasta. «Però non avevo ancora trovato in valle persone con cui condividere i miei interessi, né realtà capaci di offrire qualcosa in più rispetto alla sola uscita al bar… Mi mancava un approccio un po’ più culturale, ecco, e questa mancanza mi stava facendo attraversare un periodo di riflessione rispetto alla mia scelta di trasferirmi in montagna. Poi, grazie a una segnalazione di mia mamma, ho trovato un articolo di giornale che raccontava di Solea, la neonata biblioteca di Monteacuto, e ho preso contatto con Anna e Barbara: mi hanno risposto subito, e ci siamo subito trovate sulla medesima lunghezza d’onda». 

Una rete di relazioni sul territorio

«La biblioteca è nata con l’intento di essere luogo di relazione e di incontro duraturo, non qualcosa di effimero» spiega Monica. «Infatti, siamo subito andate a parlare con il prete responsabile della sala in cui è situata la biblioteca, e ci siamo accordati per un contratto di comodato d’uso di almeno cinque anni, per essere sicure che quello che creiamo resti per un po’». Secondo le ragazze, infatti, in un paese di montagna nessuna iniziativa può essere semplicemente calata dall’alto senza cercare prima l’incontro e la collaborazione con chi, il paese, già lo abita da un pezzo: nei paesi le relazioni si fanno misurandosi a vicenda, e diventano un lavoro di mediazione lento e certosino, in grado di costruire ponti non tra solo generazioni diverse, ma anche tra modi diversi di concepire il mondo e la quotidianità. «Ci vogliono tempo e gradualità» continua Monica, che evidenzia come in questi paesi gli abitanti siano abituati a due stagioni molto diverse: quella dei turisti, e quella dello svuotamento. «Per questo la gente ti valuta, e all’inizio sembra diffidente: vogliono capire, giustamente, se quello che fai è un’altra cosa evanescente che sparirà con lo sparire dei turisti. Invece noi restiamo, abitiamo qui anche inverno, e la biblioteca è aperta tutto l’anno».

«Però ammetto una cosa» aggiunge Barbara «Fin dall’inizio, è stato più immediato interagire con chi abita qui in pianta stabile che con i villeggianti. Seppur anziani, i primi ci hanno subito fatto sentire di aver compreso quello che volevamo fare, e l’hanno supportato: forse desideravano una maggiore presenza giovanile, chissà. Con chi invece sale in paese solo una tantum, è più complesso».

Libri selezionati collaborazioni e club del libro

Intanto, settimana dopo settimana, la piccola biblioteca cresce; la selezione dei libri diventa più variegata: si va dalla narrativa di viaggio ai fumetti d’inchiesta, dalla narrativa alle pubblicazioni sulla montagna, dai saggi sulle questioni di genere ad un’ampia sezione per bambini… Insomma, una biblioteca fornitissima in soli quindici metri quadrati. Aumentano anche i soci, gli eventi organizzati sul territorio anche insieme ad altre realtà o festival già attivi, e aumenta il raggio di richiamo delle attività: «Monteacuto è uno di quei paesi che qui in valle conoscono tutti, ma che nessuno frequenta perché “visto una volta, basta”» spiega Monica. «Invece ci fa piacere vedere che, pian piano, la gente inizia a tornare, anche grazie alla biblioteca. Torna perché sa che qui non trova solo un bel paesaggio ma anche una piccola comunità e uno spazio di incontro, libri da leggere, occasioni di convivialità. Per me, prendersi cura della montagna significa anche questo».

Non a caso, Monica è la promotrice anche de “Il giro dei bar”, un club del libro invernale itinerante che è partito da Solea e, mese dopo mese, si è spostato in diversi locali negli altri paesi della valle. «Durante la bassa stagione, le attività di ristorazione del territorio fanno molta fatica» spiega «Così abbiamo avuto l’idea: coinvolgerle per organizzare serate dedicate ai libri e alla lettura. In questo modo, non solo si offre agli abitanti un momento di svago all’insegna dei libri, ma si sostengono anche economicamente le attività nel periodo di magra. Finora abbiamo fatto cinque incontri: a Monteacuto delle Alpi, a Lizzano in Belvedere, a Maiserano, a Castel d’Aiano e di nuovo a Lizzano in Belvedere. Tutti partecipatissimi! A riprova del fatto che delle occasioni di cultura ce n’è gran desiderio, anche e forse soprattutto nelle aree cosiddette marginali».

«Vorremmo far passare un concetto» conclude Barbara «Il fatto cioè che, se vuoi che la montagna viva, devi pensarci tu per primo, con quello che hai. Noi siamo tutte e tre appassionate di libri e di viaggi, e abbiamo provato a costruire qualcosa partendo da questo aspetto. Chiunque può fare la sua parte».

[Le foto di Monteacuto delle Alpi sono state gentilmente concesse dal sig. Marco Albertini]

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